A cura della Dr.ssa Torrielli Alessandra, Psicologa clinica dello sviluppo
Secondo l’ultima edizione del “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” (DSM-5), il Disturbo da Deficit dell’Attenzione ed Iperattività, ADHD (acronimo inglese per Attention-Deficit Hyperactivity Disorder) è un Disturbo del Neurosviluppo e, per elaborare una diagnosi di ADHD, deve essere presente una combinazione di più sintomi ad esordio prima dei 12 anni.
Questo disturbo include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. I problemi derivano dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente.
È bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino. L’ADHD è un vero problema e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. Genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino.
I sintomi principali sono: disattenzione, impulsività e iperattività, che possono presentarsi nei soggetti in modo isolato o combinati tra loro. Tale sintomatologia si deve manifestare in due o più contesti di vita della persona (es. casa, scuola, attività sportiva, con familiari, amici ecc..) e deve essere presente una chiara interferenza o riduzione della qualità del funzionamento sociale, scolastico o lavorativo dello stesso.
La disattenzione é caratterizzata da:
- deficit di attenzione e facile distraibilità;
- ridotte capacità esecutive (compiti scolastici, attività quotidiane, gioco);
- incapacità a mantenere l’attenzione su un compito per tempi prolungati;
- incapacità a dirigere l’attenzione in modo funzionale verso determinati compiti o attività evitamento di attività che richiedono sforzo cognitivo e disorganizzazione.
L’impulsività è contraddistinta da:
- incapacità di stare fermi;
- attività motoria incoerente con le richieste dell’ambiente;
- gioco rumoroso e disorganizzato;
- eccessive verbalizzazioni;
- sul piano cognitivo, incapacità di bloccare risposte automatiche (per esempio: rispondere a una domanda prima ancora di averla ascoltata per intero);
In generale, i bambini impulsivi sono affrettati, agiscono senza aver prima riflettuto sulle alternative o conseguenze (es. attraversano la strada senza guardare) e non riescono ad aspettare il proprio turno nelle attività quotidiane o nei giochi e spesso si lasciano coinvolgere in attività pericolose senza valutare le conseguenze (provocando talvolta danni fisici a sé stessi o ad altri).
L’iperattività, infine, è segnalata da:
- difficoltà di controllo comportamentale;
- scarsa capacità di riflessione;
- difficoltà a rispettare il proprio turno;
- tendenza ad interrompere gli altri;
- incapacità di prevedere le conseguenze di una azione.
I bambini iperattivi vengono descritti come “mossi da un motorino”. Non riescono a star fermi, se seduti muovono mani o piedi, hanno frequentemente l’esigenza di alzarsi e muoversi senza uno scopo o un obiettivo preciso. Ogni attività ludica è effettuata in modo rumoroso o movimentato, senza rispettare le regole, ed è accompagnata da eccessive verbalizzazioni come se il bambino fosse mosso da un’energia interna inarrestabile.
Naturalmente tutti i bambini o adolescenti possono presentare, in determinate situazioni, uno o più dei comportamenti descritti ma nell’ADHD tali comportamenti sono inadeguati rispetto allo stadio di sviluppo dei coetanei e sono espressi in diversi contesti (casa, scuola, ambiente di gioco) interferendo con le attività quotidiane.
A scuola gli alunni con ADHD presentano scarso adattamento alle esigenze scolastiche, difficoltà a mantenere il ritmo della classe, rendimento basso nelle attività didattiche.
Questo disturbo spesso può essere associato ad altre patologie come il disturbo oppositivo-provocatorio, i disturbi specifici di apprendimento, i disturbi del linguaggio e il disturbo d’ansia.
Vedremo successivamente quali strategie operative possono essere attuate a scuola e in famiglia, per intervenire in modo efficace nella gestione di bambini e ragazzi con deficit d’attenzione e iperattività.



